venerdì 30 settembre 2011

Pane con l'uva

Viene chiamato anche "schiacciata con l'uva", è una ricetta tipica della Toscana preparata con vari sistemi. Il più tradizionale è quello fatto dai contadini quando cuocevano il pane in casa, è un impasto fatto con la normale pasta lievitata di pane casalingo a cui sono aggiunti chicchi di buona uva nera.

Ingredienti:
700 g. di farina
50 g. di lievito di birra
100 gr. di zucchero
mezzo bicchiere di olio d'oliva
1,5 kg di uva nera lavata e asciugata

Preparazione
Impastare la farina con il lievito di birra sciolto in acqua tiepida, lo zucchero e l'olio. Lasciare l'impasto a lievitare per circa un'ora. Dopo la lievitazione dividere il panetto a metà e spianarlo mettendolo sulla carta da forno. Poi disporlo nella teglia. Fare uno strato di uva (possibilmente senza semini), aggiungere un po' di olio e spargervi sopra alcune cucchiaiate di zucchero. Spianare l'altra metà del panetto, porlo sopra l'uva e chiudere i bordi della schiacciata con le dita, decorare con qualche acino di uva, aggiungere ancora dello zucchero e un filo d'olio. Cuocere in forno preriscaldato a 180° per un'oretta.

mercoledì 28 settembre 2011

La tazza perfetta

Già di per sè questi primi pomeriggi d'autunno invitano a ritagliarsi un piccolo spazio di tempo da rendere caldo e intimo magari con una tazza di tè insieme a un'amica. E' stato detto tantissimo sui diversi modi di preparare il tè, ma più di tutti mi ha colpito la tecnica di preparazione descritta da Marina Pasotti, una vera studiosa del tè.

La prima cosa da fare per accingersi a preparare una perfetta tazza di tè è accendere una candela; dev’essere un momento di autentico piacere, e il vero segreto è non avere mai fretta.
Si mette a scaldare l’acqua, in un pentolino, oppure in bollitore, avendo cura di

lunedì 26 settembre 2011

Settembrini

Un'altra ricetta con ingredienti settembrini: noci e fichi


INGREDIENTI
300/350 gr farina
100 gr zucchero
100 gr burro
2 uova intere
la buccia di 1 limone (non trattato)
100 gr noci macinate
2 cucchiai di latte
1/2 bustina di lievito per dolci
confettura di fichi


PROCEDIMENTO

Sistemate nella ciotola dell'impastatrice la farina e il burro e mescolate. Successivamente unite lo zucchero, le uova, il limone grattugiato, il latte, le noci tritate e la bustina. Lavorate velocemente e poi fate riposare in frigo per almeno 30 minuti.
Riprendete l'impasto che stenderete sulla spianatoia,  ritagliate dei dischi e sistemate su ognuno un cucchiaio di confettura di fichi e chiudeteli a mezzaluna. Ponete in forno caldo a 180° per circa 20 minuti.

sabato 24 settembre 2011

Pizza di fichi e prosciutto

Ecco un'altra ricetta coi fichi. Questa l'ho trascritta al volo vedendola eseguire alla prova del cuoco.

INGREDIENTI
Per la pasta:
1 kg di farina
700 gr. di acqua
5 gr. di lievito
10 gr. di sale
olio
per il ripieno:
fichi
e fettine di prosciutto crudo

PROCEDIMENTO
Mescolare tutti gli ingredienti per la pasta, magari con l'aiuto del bimby, formare una palla da far lievitare per 24 ore. Trascorso questo tempo fare due panetti di circa 400 gr. stendere il primo panetto sulla spianatoia allungandolo e modellandolo con le mani, trasferire la sfoglia in una teglia

giovedì 22 settembre 2011

Corrispondenza tra lievito di birra fresco e secco

In molte ricette che contengono il lievito birra si trovano indicati i gr. di quello fresco, però in tanti preferiscono usare il lievito secco perchè si mantiene più a lungo. Ora, poichè una bustina di lievito secco da 7 gr. corrisponde a 23 gr. di lievito fresco, la formula da utilizzare è la seguente:
(gr. di lievito fresco indicato nella ricetta) x 7 : 23 = (il risultato corrisponde ai gr. di lievito secco)
Es.: Se una ricetta richiede 15 grammi di lievito fresco, ma vuoi usare il lievito secco prendi la calcolatrice e fai: 15 x 7 : 23 = 4,5652.. arrotondato viene 4,6 gr.

Orzata abbrustolita

Una variante dell'orzata classica è quella fatta con mandorle abbrustolite. Le dosi rimangono uguali alla ricetta originale, semplicente bisogna abbrustolire le mandorle prima di tritarle, stando bene attenti a non bruciarle. Quindi procedere alla spremitura e bollitura con lo zucchero, esattamente come nella ricetta riportata precedentemente.

martedì 20 settembre 2011

Orzata

Se si vuole conservare a lungo il latte di mandorla descritto nella ricetta precedente (Latte di mandorla antico ovvero "a 'missioni") si può procedere alla preparazione dell'orzata.
INGREDIENTI
250 gr. di mandorle sbollentate, sbucciate e tritate
1 kg. di zucchero
1/2 lt. di acqua
buccia di limone
PROCEDIMENTO
Al latte di mandorle ottenuto dalla spremitura (come indicato nella ricetta precedente) dei suddetti quantitativi di mandorle aggiungere lo zucchero e la buccia di limone. Far cuocere lo sciroppo per circa 10 minuti da quando inizia a bollire. Lasciare raffreddare e conservare lo sciroppo  in bottiglie di vetro. Al momento

Latte di mandorla antico ovvero "a 'mmissioni"

Ricordo quand'ero bambina che a volte per colazione mia madre mi preparava quella che lei chiamava: " a 'mmissioni". Questa non è altro che il succo di mandorle estratto tramite immersione nell'acqua (da qui il termine " 'mmissioni"). Questa diventava una colazione equilibrata immergendovi dei pezzettini di pane di casa.

La preparazione casereccia del latte di mandorla, come da antica tradizione, è una procedura alquanto laboriosa. La materia prima di partenza è la mandorla, preferibilmente quella pizzuta di Avola, che nelle campagne ragusane e siracusane si raccoglie nel mese di settembre. Le mandorle raccolte devono essere separate dal mallo

lunedì 19 settembre 2011

Borotalco Bimby

Non tutti forse sanno che col Bimby si può realizzare anche un borotalco casalingo. Molto utile a chi presenta allergie alla pelle e non può usare prodotti industriali. Esso diventa curativo per gli arrossamenti causati dal sudore aggiungendo del bicarbonato. Ci sono due versioni della ricetta, le riporto entrambe.

 TALCO ECOLOGICO
• 1) riso
• 2) menta
• 3) bicarbonato
Preparazione
Mettere nel boccale un misurino di riso e portare gradatamente velocità turbo. Quando il riso è diventato polvere, aggiungere profumo personale (2 gocce). Se lo si vuole mentolato, aggiungere 2 foglie di menta.
Per il pediluvio o arrossamenti da sudore, aggiungere 2 cucchiaini di bicarbonato.
 
POLVERE DI RISO BIMBY
Ingredienti:
200 gr riso bianco
Procedimento:
Mettere il riso nel boccale e tostarlo: 15 min 100° vel 4, poi 1 min vel Turbo.
Raccogliere bene il composto con la spatola e polverizzare ancora: 2 min a vel Turbo.
Se si vuole profumata, aggiungere 2 gocce del proprio profumo: 15 sec vel 3.
Non è impalpabile al tatto, sembra granuloso ma assolve perfettamente alla funzione di asciugare bene la pelle e non chiude i pori come invece fa il borotalco classico. In ogni caso se si vuole si può passare al setaccio per togliere le particelle più grossolane.

sabato 17 settembre 2011

La Fine del mondo storto

Un giorno il mondo si sveglia e scopre che sono finiti il petrolio, il carbone e l'energia elettrica. È pieno inverno, soffia un vento ghiacciato e i denti aguzzi del freddo mordono alle caviglie. Gli uomini si guardano l'un l'altro, hanno occhi smarriti e il terrore stringe i loro cuori. E ora come faranno? La stagione gelida avanza e non ci sono termosifoni a scaldare, il cibo scarseggia, non c'è nemmeno più luce a illuminare le notti. Le città sono diventate un deserto silenzioso, senza traffico e senza gli schiamazzi e la musica dei locali. Rapidamente gli uomini si accorgono che tutto il benessere conquistato, fatto di oggetti meravigliosi e tecnologia all'avanguardia, è

Cuddureddi nel mosto

Questo dolce: "Cuddureddi nel mosto", tipico sempre delle zone iblee, è una variante del piatto precedente. Infatti, il procedimento di addolcimento del mosto è identico, solo che al posto dei lolli,  nel mosto vengono cotti i cuddureddi.
Indico di seguito gli ingredienti e il procedimento per i cuddureddi.
INGREDIENTI
Per il vino cotto:
3 litri di mosto
1 Kg di cenere
Per le cuddureddi e i lolli:
1 Kg di farina
100 g di margarina
2 tuorli
Per il ripieno delle cuddureddi:
600 g di mandorle tritate
600 g di zucchero
Cannella
1-2 bustine di vaniglia (o 10 gocce di aroma di vaniglia)
150-200 g di mandorle tostate e tritate
PROCEDIMENTO
Primo giorno
Per il vino cotto seguire il prodedimento del primo giorno nella ricetta predente.
Secondo giorno
Per prima cosa va preparato il ripieno mescolando mandorle tritate (tenendone un poco da parte per il dolce finito) zucchero, vaniglia e cannella. Mettete il tutto a cuocere a fuoco lento

venerdì 16 settembre 2011

Lolli n'to Mustu

Questo è un tipico dolce autunnale della tradizione modicana. La preparazione è laboriosissima, pensate che occorrono almeno due giorni. Poi una volta preparato va consumato il giorno successivo ancora, perché più riposa, più diventa buono. Il vino cotto, altro non è che il mosto puro, appena spremuto, sottoposto ad un trattamento di cottura dopo il quale diventa un delizioso sciroppo. Non accompagnatelo con nessun vino dolce: rischiereste di rovinare lo straordinario sapore di questo dolce. Le dosi che trascrivo servono a preparare quasi 12 porzioni.

INGREDIENTI
3 litri di mosto
1 Kg di cenere
1 kg. di farina
mandorle tostate e tritate
cannella

PREPARAZIONE
Primo Giorno
Per prima cosa filtrate una prima volta mosto e mettetelo in una capace pentola. Poi mettete la cenere (quella ricavata da un normale camino o da un barbecue) in un sacchetto di lino che

giovedì 15 settembre 2011

Mustata

E' già cominciata la vendemmia, ed è il periodo del mosto dolce, ecco una ricetta che richiede questo ingrediente, forse è una  ricetta abbastanza conosciuta, ma la propongo lo stesso. Eccola:


Ingredienti:
10 lt.di mosto
1/2 kg. di cenere
110 gr. di farina per ogni litro di mosto
mandorle tostate e tritate.


Procedimento
Il giorno prima di preparare la mustata, mescolare a freddo in una pentola il mosto e la cenere, mettere sul fuoco; appena il liquido inizia a bollire spegnere

mercoledì 14 settembre 2011

Stufato della squaw

Una altra ricetta pellerossa.. le donne usavano carne di scoiattolo e di coniglio selvatico, è più buona il giorno dopo riscaldato. Un ottimo piatto unico adesso che fa freddo.. qualche ingrediente è stato cambiato, specialmente le erbe aromatiche che sono tipiche delle nostre latitudini e gli aromi ma il gusto è molto vicino a quello originale (a parte che non so di cosa sappia la carne di scoiattolo )
Ingredienti:
1 pollo intero
mezzo mazzo di prezzemolo
6 grani di pepe nero
1 folgia di alloro
un litro di acqua
1 cucchiaino e mezzo di salvia tritata
1 cucchiaino e mezzo di erbe miste da arrosto
2 carote medie taglaite a fettine
2 coste di sedano taglaite a fettine
2 patate medie taglaite a tocchetti
400 g di pomodori
1 cipolla gialla media tritata
100 g di fagioli freschi o surgelati
100 g di mais in scatola o fresco
Procedimento
mettete il pollo in acqua e insieme in un sacchettino di garza il prezzemolo, l’alloro, i grani di pepe, mexxo cucchiaino di

Chili Classico

Anche questa è una ricetta tipica delle popolazioni indigene americane

Ingredienti:
1 kg di polpa di Manzo tritata (meglio se fatta con un coltello),
600 gr. di fagioli rossi cotti,
1 cipolla tritata,
1 costa di sedano tritata,
2 spicchi d'aglio schiacciati,
2 cucchiai rasi di farina,
1 pizzico di origano,
1 cucchiaio da paprika,
1 cucchiaino di peperoncino piccante,
1 pizzico di cumino in polvere,
olio, sale e pepe a piacere.

Preparazione:
Porre in una pentola l'olio, la cipolla e il sedano, e far dorare. Quindi unire la carne e far rosolare a fuoco vivo. aggiungere

martedì 13 settembre 2011

Zuppa di Bisonte alle more

Non ho provato la ricetta, la foto è solo
indicativa di come potrebbe essere il piatto
Dato il tema che caratterizza il mio blog in questi giorni, prima di cambiarlo, ho pensato di proporre qualche ricetta tipica della cucina dei pellerossa, fattibile anche da noi (fattibile intendo per gli ingredienti non per la capacità). Non c'è molto. Ma una delle poche ricette che ho trovato, comunque, è la seguente:
Ingredienti: per 6/7 persone
1,350 kg di bistecche di bisonte (alternativa manzo)
6 cucchiai di olio di semi di girasole o mais
6 tazze di brodo di carne
1 tazza di cipolle verdi a fette
1 tazza di more
1 cucchiaio di miele
sale e pepe
Procedimento
Soffriggere la carne nell' olio caldo, e le cipolle. Aggiungere poi le tazze di brodo, le more e il miele. Cuocere poi a fuoco basso finchè la carne non divenga morbida (1 o due ore). Se abbisogna, aggiungere brodo. Aggiustare di sale e pepe.
Le more che si utilizzano in Canada, sono del tipo Saskatoon, ancora non si trovano qui da noi, ma si possono benissimo sostituire con le nostre.
Per quanto concerne la carne di bisonte, si riesce a trovare da grandi fornitori, in quanto ogni settimana vengono macellati un numero ristretto di bisonti e distribuiti nel mondo su richiesta.
fonte: La cucina degli indiani d'america (XENIA) (Marco Massignan)
Questa ricetta l'ho trovata su un blog titolato: "quartadimensione.net"

lunedì 12 settembre 2011

Un uomo a cui affidare l'umanità


Oggi sul sito dei sostenitori delle forze dell'ordine (http://www.sostenitori.info/) ho trovato riportate queste antiche parole del famoso guerriero indiano Toro Seduto: "Per noi i guerrieri non sono quello che voi intendete. Il guerriero non è chi combatte, perché nessuno ha il diritto di prendersi la vita di un altro. Il guerriero per noi è chi sacrifica se stesso per il bene degli altri. E' suo compito occuparsi degli anziani, degli indifesi, di chi non può provvedere a se stesso e soprattutto dei bambini, il futuro dell'umanità". 
Ecco,  per come è diventato oggi il mondo, vorrei che queste parole attecchissero nel cuore della gente, politici, affaristi e delinquenti compresi, o la società si imbestialirà più di quanto non lo sia già. Oggi in Tv e nella società,  assistiamo a modelli di persone che hanno comportamenti opposti a quelli del "guerriero", sono persone dai comportamenti falsi e viscidi, che hanno motivazioni egoistiche e pensano solo all'apparenza, a se stessi e al lusso. Sono persone che pur avendo il potere di fare il giusto e il bene delle loro città, regioni o Stato, li vendono, invece, ai migliori offerenti per il loro tornaconto personale e pretendono che nessuno li disturbi nel compimento dei loro biechi affari.
Invece, un uomo che ha l'animo e il comportamento del guerriero come descritto sopra, per me ha un fascino particolare: è un uomo che ci rimette del suo pur di elevare gli altri a una condizione migliore,  è un uomo che prima di pretendere che si controllino gli altri, ha un forte controllo su se stesso,  è un uomo forte, anche quando dà l'impressione di essere un debole; è un grande, anche quando sembra essere un perdente. E' un uomo che, anche nel suo piccolo, protegge l'umanità. E' un uomo a cui affidare l'umanità.

domenica 11 settembre 2011

Manifesto dei diritti della terra

Questo documento è senz’altro "una delle più elevate espressioni di sintonia dell’uomo col creato".
Esso parla, sì del destino dei nativi d'America, ma forse anche di quello dell'umanità intera.
E' un po' lungo ma leggetelo fino in fondo, dopo ci sente più ricchi interiormente e spero anche più in armonia con la terra

Gli indiani d’America vivevano riuniti in tribù in ambienti diversi: praterie, montagne, lungo i fiumi e i laghi: erano spesso nomadi e dediti alla caccia e alla pesca. Ebbero i primi contatti con gli Europei dopo che iniziarono le migrazioni di inglesi nel continente americano. A poco a poco il numero dei bianchi aumentò sempre più costringendoli a ritirarsi in zone sempre più ristrette, per i massacri che subivano ad opera degli invasori, fino ad essere confinati nelle riserve. Ma questo non impedì all'uomo bianco di continuare a sterminarli fino alla quasi estinzione. Difatti attualmente i nativi d' America sono circa 500 mila.

Questa lettera fu scritta dal capo dei Pellirossa Capriolo Zoppo nel 1854 al Presidente degli Stati Uniti Franklin Pirce.
Il documento qui integralmente riprodotto è senz’altro una delle più elevate espressioni di sintonia dell’uomo col creato ed esprime la ricchezza universale dei “popoli nativi”, dei veri “indigeni” di ogni luogo della terra ed è la risposta che il Capo Tribù di Duwamish inviò al Presidente degli Stati Uniti che chiedeva di acquistare la terra dei Pellerossa.
"Il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra. Il grande Capo ci manda anche espressioni di amicizia e di buona volontà. Ciò è gentile da parte sua, poiché sappiamo che egli ha bisogno della nostra amicizia in contraccambio. Ma noi consideriamo questa offerta, perché sappiamo che se non venderemo, l’uomo bianco potrebbe venire con i fucili a prendere la nostra terra. Quello che dice il Capo Seattle, il grande Capo di Washington può considerarlo sicuro, come i nostri fratelli bianchi possono considerare sicuro il ritorno delle stagioni.

Le mie parole sono come le stelle e non tramontano. Ma come potete comprare o vendere il cielo, il colore della terra? Questa idea è strana per noi. Noi non siamo proprietari della freschezza dell’aria o dello scintillio dell’acqua: come potete comprarli da noi?

Ogni parte di questa terra è sacra al mio popolo. Ogni ago scintillante di pino, ogni spiaggia sabbiosa, ogni goccia di rugiada nei boschi oscuri, ogni insetto ronzante è sacro nella memoria e nella esperienza del mio popolo. La linfa che circola negli alberi porta le memorie dell’uomo rosso. I morti dell’uomo bianco dimenticano il paese della loro nascita quando vanno a camminare tra le stelle. Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono nostri fratelli. Il cervo, il cavallo e l’aquila sono nostri fratelli. Le creste rocciose, le essenze dei prati, il calore del corpo dei cavalli e l’uomo, tutti appartengono alla stessa famiglia. Perciò. Quando il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra, ci chiede molto. Egli ci manda a dire che ci riserverà un posto dove potremo vivere comodamente per conto nostro. Egli sarà nostro padre e noi saremo i suoi figli. Quindi noi considereremo la Vostra offerta di acquisto. Ma non sarà facile perché questa terra per noi è sacra. L’acqua scintillante che scorre nei torrenti e nei fiumi non è soltanto acqua ma è il sangue dei nostri antenati. Se noi vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare che essa è sacra e dovete insegnare ai vostri figli che essa è sacra e che ogni tremolante riflesso nell’acqua limpida del lago parla di eventi e di ricordi, nella vita del mio popolo.

Il mormorio dell’acqua è la voce del padre, di mio padre. I fiumi sono i nostri fratelli ed essi saziano la nostra sete. I fiumi portano le nostre canoe e nutrono i nostri figli. Se vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare e insegnare ai vostri figli che i fiumi sono i nostri fratelli ed anche i vostri e dovete perciò usare con i fiumi la gentilezza che userete con un fratello.

L’uomo rosso si è sempre ritirato davanti all’avanzata dell’uomo bianco, come la rugiada sulle montagne si ritira davanti al sole del mattino. Ma le ceneri dei nostri padri sono sacre. Le loro tombe sono terreno sacro e così queste colline e questi alberi. Questa porzione di terra è consacrata, per noi. Noi sappiamo che l’uomo bianco non capisce i nostri pensieri. Una porzione della terra è la stessa per lui come un’altra, perché egli è uno straniero che viene nella notte e prende dalla terra qualunque cosa gli serve. La terra non è suo fratello, ma suo nemico e quando la ha conquistata, egli si sposta, lascia le tombe dei suoi padri dietro di lui e non se ne cura. Le tombe dei suoi padri e i diritti dei suoi figli vengono dimenticati. Egli tratta sua madre, la terra e suo fratello, il cielo, come cose che possono essere comprate, sfruttate e vendute, come fossero pecore o perline colorate.

IL suo appetito divorerà la terra e lascerà dietro solo un deserto.

Non so, i nostri pensieri sono differenti dai vostri pensieri. La vista delle vostre città ferisce gli occhi dell’uomo rosso. Ma forse ciò avviene perché l’uomo rosso è un selvaggio e non capisce.

Non c’è alcun posto quieto nelle città dell’uomo bianco. Alcun posto in cui sentire lo stormire di foglie in primavera o il ronzio delle ali degli insetti. Ma forse io sono un selvaggio e non capisco. Il rumore della città ci sembra soltanto che ferisca gli orecchi. E che cosa è mai la vita, se un uomo non può ascoltare il grido solitario del succiacapre o discorsi delle rane attorno ad uno stagno di notte?

Ma io sono un uomo rosso e non capisco. L’indiano preferisce il dolce rumore del vento che soffia sulla superficie del lago o l’odore del vento stesso, pulito dalla pioggia o profumato dagli aghi di pino.

L’aria è preziosa per l’uomo rosso poiché tutte le cose partecipano dello stesso respiro.

L’uomo bianco sembra non accorgersi dell’aria che respira e come un uomo da molti giorni in agonia, egli è insensibile alla puzza.

Ma se noi vi vendiamo la nostra terra, voi dovete ricordare che l’aria è preziosa per noi e che l’aria ha lo stesso spirito della vita che essa sostiene. Il vento, che ha dato ai nostri padri il primo respiro, riceve anche il loro ultimo respiro. E il vento deve dare anche ai vostri figli lo spirito della vita. E se vi vendiamo la nostra terra, voi dovete tenerla da parte e come sacra, come un posto dove anche l’uomo bianco possa andare a gustare il vento addolcito dai fiori dei prati.

Perciò noi consideriamo l’offerta di comprare la nostra terra, ma se decideremo di accettarla, io porrò una condizione. L’uomo bianco deve trattare gli animali di questa terra come fratelli. Io sono un selvaggio e non capisco altri pensieri. Ho visto migliaia di bisonti che marcivano sulla prateria, lasciati lì dall’uomo bianco che gli aveva sparato dal treno che passava. Io sono un selvaggio e non posso capire come un cavallo di ferro sbuffante possa essere più importante del bisonte, che noi uccidiamo solo per sopravvivere.

Che cosa è l’uomo senza gli animali? Se non ce ne fossero più gli indiani morirebbero di solitudine. Perché qualunque cosa capiti agli animali presto capiterà all’uomo. Tutte le cose sono collegate.

Voi dovete insegnare ai vostri figli che il terreno sotto i loro piedi è la cenere dei nostri antenati. Affinché rispettino la terra, dite ai vostri figli che la terra è ricca delle vite del nostro popolo. Insegnate ai vostri figli quello che noi abbiamo insegnato ai nostri, che la terra è nostra madre. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Se gli uomini sputano sulla terra, sputano su se stessi.

Questo noi sappiamo: la terra non appartiene all’uomo, è l’uomo che appartiene alla terra. Questo noi sappiamo. Tutte le cose sono collegate, come il sangue che unisce una famiglia. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Non è stato l’uomo a tessere la tela della vita, egli ne è soltanto un filo. Qualunque cosa egli faccia alla tela, lo fa a se stesso. Ma noi consideriamo la vostra offerta di andare nella riserva che avete stabilita per il mio popolo. Noi vivremo per conto nostro e in pace. Importa dove spenderemo il resto dei nostri giorni.

I nostri figli hanno visto i loro padri umiliati nella sconfitta. I nostri guerrieri hanno provato la vergogna. E dopo la sconfitta, essi passano i giorni nell’ozio e contaminano i loro corpi con cibi dolci e bevande forti. Poco importa dove noi passeremo il resto dei nostri giorni: essi non saranno molti. Ancora poche ore, ancora pochi inverni, e nessuno dei figli delle grandi tribù, che una volta vivevano sulla terra e che percorrevano in piccole bande i boschi, rimarrà per piangere le tombe di un popolo, una volta potente e pieno di speranze come il vostro. Ma perché dovrei piangere la scomparsa del mio popolo? Le tribù sono fatte di uomini, niente di più. Gli uomini vanno e vengono come le onde del mare. Anche l’uomo bianco, il cui Dio cammina e parla con lui da amico a amico, non può sfuggire al destino comune.

Può darsi che siamo fratelli, dopo tutto. Vedremo.

Noi sappiamo una cosa che l’uomo bianco forse un giorno scoprirà: il nostro Dio è lo stesso Dio. Può darsi che voi ora pensiate di possederlo, come desiderate possedere la nostra terra. Ma voi non potete possederlo. Egli è il Dio dell’uomo e la sua compassione è uguale per l’uomo rosso come per l’uomo bianco. Questa terra è preziosa anche per lui. E far male alla terra è disprezzare il suo creatore. Anche gli uomini bianchi passeranno, forse prima di altre tribù. Continuate a contaminare il vostro letto e una notte soffocherete nei vostri stessi rifiuti.

Ma nel vostro sparire brillerete vividamente, bruciati dalla forza del Dio che vi portò su questa terra e per qualche scopo speciale vi diede il dominio su questa terra dell’uomo rosso. Questo destino è un mistero per noi, poiché non capiamo perché i bisonti saranno massacrati, i cavalli selvatici tutti domati, gli angoli segreti della foresta pieni dell’odore di molti uomini, la vista delle colline rovinate dai fili del telegrafo. Dov’è la boscaglia? Sparita. Dov’è l’aquila? Sparita. E che cos’è dire addio al cavallo e alla caccia? La fine della vita e l’inizio della sopravvivenza.

Noi potremmo capire se conoscessimo che cos’è che l’uomo bianco sogna, quali speranze egli descriva ai suoi figli nelle lunghe notti invernali, quali visioni egli accenda nelle loro menti, affinché essi desiderino il futuro. Ma noi siamo dei selvaggi. I sogni dell’uomo bianco ci sono nascosti. E poiché ci sono nascosti noi seguiremo i nostri pensieri.

Perciò noi considereremo l’offerta di acquistare la nostra terra. Se accetteremo sarà per assicurarci la riserva che avete promesso. Lì forse potremo vivere gli ultimi nostri giorni come desideriamo. Quando l’ultimo uomo rosso sarà scomparso dalla terra ed il suo ricordo sarà l’ombra di una nuvola che si muove sulla prateria, queste spiagge e queste foreste conserveranno ancora gli spiriti del mio popolo.

Poiché essi amano questa terra come il neonato ama il battito del cuore di sua madre. Così, se noi vi vendiamo la nostra terra, amatela come l’abbiamo amata noi. Conservate in voi la memoria della terra com’essa era quando l’avete presa e con tutta la vostra forza, con tutta la vostra capacità e con tutto il vostro cuore conservatela per i vostri figli ed amatela come Dio ci ama tutti.

Noi sappiamo una cosa, che il nostro Dio è lo stesso Dio. Questa terra è preziosa per Lui. Anche l’uomo bianco non fuggirà al destino comune. Può darsi che siamo fratelli, dopo tutto. Vedremo!"

Capriolo Zoppo, 1854
Il testo del "Manifesto dei diritti della terra" l'ho trovato in un sito dal titolo: "L'oasi del pensiero"

sabato 10 settembre 2011

Le tre pipe

Un vecchio saggio indiano dava questo consiglio agli irruenti giovani della sua tribù: 
“Quando sei veramente adirato con qualcuno che ti ha mortalmente offeso e decidi di ucciderlo per lavare l’onta, prima di partire siediti, carica ben bene di tabacco una pipa e fumala.
Finita la prima pipa, ti accorgerai che la morte, tutto sommato, è una punizione troppo grave per la colpa commessa. 
Ti verrà in mente, allora, di andare a infliggergli una solenne bastonatura.
Prima di impugnare un grosso randello, siediti, carica una seconda pipa e fumala fino in fondo. 
Alla fine penserai che degli insulti forti e coloriti potrebbero benissimo sostituire le bastonate.
Bene! 
Quando stai per andare a insultare chi ti ha offeso, siediti, carica la terza pipa, fumala, e quando avrai finito, avrai solo voglia di riconciliarti con quella persona”. 

NB. Questo raccontino di saggezza indiana, l'ho tratto dal blog "Il mondo di orso sognante"

giovedì 8 settembre 2011

Melanzane Bayildi o dell'Imam svenuto

Questa ricetta è stata inviata al sito "La Repubblica" da Tamtam53 e l'ha presentata col seguente commento: "Imam Bayildi in turco vuole dire dell'Imam svenuto. Svenuto sicuramente per la bontà di questa ricetta. Credetemi, ho fatto la Moussakà, ho fatto la Parmigiana, ho fatto la Norma, tanto per citare le più famose, ho cucinato melanzane in tutti i modi per tutta l'estate, ma questa ricetta le supera tutte. E' un concentrato si sapori e di odori meraviglioso, la morbidezza della polpa, che si scioglie in in bocca e la buccia leggermente croccante racchiudono sapori che riportano all'oriente, agli odori che si respirano dentro al Gran Bazar di Istambul, dentro i ristoranti nelle isole della Grecia, o nei vecchi quartieri di Palermo, per esempio dentro il mercato Ballarò, sono odori forti, la caponata per esempio, che rimangono nelle narici anche giorni, odori di cucine molto elaborate, cucine che essendo povere e quasi prive di carne hanno dovuto imparare a cuocere le verdure in mille modi e cambiare il sapore della stessa verdura cambiando spezia. Ne è venuta fuori una cucina meravigliosa che non troveremo mai nel Nord del mondo né a Milano e neppure ad Oslo, è una cultura, è la cultura di quel mondo."
Da premettere che io non l'ho ancora provata, quindi dobbiamo affidarci al giudizio di Tamtam53. Ecco la ricetta:

Ingredienti per 2 persone
2 melanzane
2 cipolle
4 spicchi d'aglio
6 pomodori
2 bicchieri di olio d'oliva
1 pizzico di sale - pepe - cannella
2 rametti di menta
Preparazione
Lavare le melanzane e praticare dei tagli in verticale, scaldare olio in abbondanza, in un tegame un po' alto in modo che il volume dell'olio aumenti e friggere le melanzane, io le ho fritte una per volta, 5 minuti ciascuna, poi metterle in piedi su fogli assorbenti per fargli

martedì 6 settembre 2011

Come togliere le macchie di vino rosso

Ho versato vino rosso sul mio centro di cotone bianco preferito lavorato all'uncinetto. L'istinto mi ha suggerito di mettere subito il centro sotto il flusso dell'acqua del rubinetto, ma la macchia ha cambiato solo colore: è diventatata un po' più scura. A quel punto ho cercato di ricordare come ho risolto il problema in passato ma non mi veniva niente in mente. Allora ho fatto una ricerca specifica sul web e ho trovato tantissime risposte.

Trascrivo quelle che ritornavano più frequentemete:
  1. Innanzitutto bisogna assorbire l’eccesso della macchia con carta assorbente o tessuto di cotone bianco;
  2. poi, necessita agire rapidamente: sciacquare con acqua tiepida o fredda la parte macchiata strofinandola delicatamente. L’acqua deve essere fredda o tiepida perché l’acqua calda fissa la macchia in modo permanente. Deve seguire il normale lavaggio in lavatrice
  3. Su tessuti come il lino si può tamponare la macchia con vino bianco e successivamente passare al lavaggio
  4. Se la macchia persiste è utile usare il sale fino. Basterà versarlo sulla macchia e lasciarlo riposare per almeno 10 minuti per poi risciacquare con abbondante acqua e sapone.
  5. Al posto del sale si può usare anche il latte, che però dovrà essere bollente, o il succo concentrato di limone. Infatti il latte contiene lattosio ma anche sali minerali e grassi necessari per smacchiare la pelle e i tessuti delicati. Invece il limone contiene acido citrico ed acqua. Avendo però un grado di acidità molto bassa, il succo di limone è adatto a smacchiare i tessuti più delicati, come la lana e la seta.
  6. Un “metodo della nonna” che chi ha provato consiglia è di applicare sulla macchia sapone di Marsiglia ed esporre al sole tovaglia, macchia e sapone
  7. Un ottimo rimedio risulta essere anche il perborato di sodio. Si utilizza diluito, in proporzione di 20 grammi per litro d’acqua, ed è efficace anche su lana, seta e lino. Si mette il capo in ammollo in acqua calda con il perborato di sodio ed una manciata di detersivo. Si lascia riposare per molte ore, magari per tutta la notte.
  8. In tutti i casi precedentemente elencati bisognerà far seguire un normale lavaggio in lavatrice. I capi poi saranno stesi all’ombra per evitare la formazione di aloni.
  9. Esistono poi prodotti smacchianti (in polvere o, meglio, liquidi) che, se applicati per qualche minuto sulle macchie, garantiscono un risultato perfetto.
  10. Se invece la macchia si trova su un maglione di lana bianca o, peggio ancora, sulla seta utilizzare una soluzione di una parte d'acqua e sei d'acqua ossigenata.
NB. Stasera sono arrivata a provare il vino bianco e dopo il sale, ma nessuno di essi ha funzionato; così ho deciso di passare direttamente al punto 7 che richiede tutta la notte, ma appena ho immerso il centro nella bacinella con le dosi indicate di detersivo e perborato è successa una cosa strana: la parte del centro macchiata è di colpo diventata più scura e subito dopo è cominciata a schiarire scomparendo quasi del tutto. Credo che lascerò a mollo il centro per tutta la notte e domani procederò al normale lavaggio. Spero solo di non trovare, domani, sciolto nella soluzione oltre la macchia anche il centro.

lunedì 5 settembre 2011

Due metodi per seccare i fichi

Non so se ve ne siete accorti, ma io amo seguire quanto più possibile il passo delle stagioni. Le stagioni si sono modificate nel corso dei millenni, ma l'uomo si è evoluto con esse. Ora forse l'uomo senza accorgersene sta modificando le stagioni, ma in un caso o nell'altro, lo vogliamo o no: siamo in stretta interdipendenza con i cambiamenti che avvengono sul pianeta. Allora io penso che oltre ad essere il tempo delle carrube questa è anche la stagione dei fichi: ma più che una ricetta con questo ingrediente oggi vorrei parlare della loro conservazione.

Per avere fichi secchi buoni e genuini da consumare tutto l’anno e soprattutto durante le feste natalizie come da antiche tradizioni, si possono scegliere due diversi metodi di essiccazione: uno antico che è quello del sole, l'altro più moderno che è quello del forno. In entrambi casi scegliere i fichi non trattati perché si fa uso del frutto con la buccia, scegliere poi frutti sani e maturi e pulirli aiutandosi con un panno in fibra naturale.
METODO DEL SOLE
Dopo averli puliti, tagliarli a metà nel senso della lunghezza. Disporli su una tavola di legno con la parte interna rivolta verso l’alto. Coprire con un velo per evitare che insetti o altri

venerdì 2 settembre 2011

Lolli di Carrube

Non l'ho trovata. Ho navigato nella rete un bel po' per trovare questa ricetta, ma non l'ho trovata. Allora ho pensato che per trovarla dovevo metterla io stessa sul web, così ho chiesto a qualcuno che, ricordavo, l'aveva fatta anni fa. Ma prima di pubblicarla ho voluto provarla, anche perché mi serviva la foto. E' una ricetta che non avevo mai visto fare, e così: sia perché era la prima volta che la facevo, sia perché ho variato qualche dose, alla fine il piatto aveva sì un bell'aspetto ma devo dire che non ho mai avuto tanto timore nell'assaggiare un piatto, anche se preparato da me stessa. Alla fine, di sicuro sarà stato un caso (perché credo che la seconda volta non sarò così fortunata) ma era buonissima. Ora trascrivo la ricetta prima che la dimentico:
Ingredienti

1 Kg. di carrube
3 lt. di acqua
1 tazza di mandorle abbrustolite e tritate
cannella (per chi gradisce)
 Per la pasta
400 gr. di farina di grano duro
acqua q.b. per un impasto da stendere a sfoglia
un pizzico di sale 
2 cucchiai di zucchero

Procedimento 
Il giorno prima lavare bene le carrube, farle asciugare un po' e porle in forno a 200° per una decina di minuti. Farle raffreddare e poi sminuzzarle a pezzetti aiutandosi col coltello e togliendo gran parte dei semi che fuoriescono. Si